Il Capitalismo Etico
Un visitatore viene condotto all’inferno. Intorno a un pentolone pieno di cibo, le anime dannate con in mano lunghi cucchiai appaiono in condizioni estreme di denutrizione. In paradiso. Stessa scena, con il pentolone e le anime intorno e I lunghi cucchiai in mano, con la differenza che queste sono ben nutrite. Come mai? In entrambi i mondi è impossibile portarsi da sè il cibo alla bocca per la profondità delle pentole e per la lunghezza dei cucchiai. L’unica differenza è che in paradiso le anime usano i lunghi cucchiai per nutrirsi a vicenda. La differenza tra inferno e paradiso è fatta di valori, delle credenze e delle attitudini di quelli che vi abitano. Nient’altro. Lo stesso accade tra paesi. Non sono più prosperi quelli che hanno più ricchezze naturali e nel sottosuolo. Anzi. Quelli ad economia più sviluppata spesso sono totalmente sprovvisti di risorse naturali o del sottosuolo. Viceversa, i paesi ad economia emergente o sottosviluppati hanno spesso grandi ricchezze naturali. La vera differenza, da cui ogni altra differenza si produce ed è poi visibile nel diverso grado di sviluppo dei sistemi economici, tra paesi, è la diversa ampiezza, ricchezza del loro sistema di valori.L’equazione tra etica ed economia si può così enunciare: più ricco il sistema dei valori morali di un paese più ricca la sua economia. Il caso del Giappone moderno è emblematico. Come un paese uscito sconfitto e distrutto da una guerra, senza ricchezze naturali, spappolato, con una lingua incomprensibile e locato ai margini del mondo, sia potuto diventare una delle economie più potenti del pianeta non è spiegabile con l’economia. Dietro e al di sopra dell’economia c’è la dimensione etica. Il nucleo dei suoi valori in Giappone è confuciano e al centro di esso c’è il valore della lealtà. Sosteniamo quindi, ed è questa la posizione della nostra Scuola, che il sistema dei valori è la causa e l’economia è l’effetto. L’economia è la proiezione fisica, il riflesso di un mondo superiore che è ad essa verticale: il mondo delle cause, dell’idee e dei valori. Se le idee di una società si amplificano, se il suo sistema dei valori si innalza, se la visione dell’umanità si evolve anche l’economia si arricchisce. Per questo tutti gli sforzi di decenni tesi ad agire sull’effetto, per esempio a trovare soluzioni al sottosviluppo endemico del terzo mondo, sono deludenti e frustranti.La capacità di prosperità di un paese, come di un uomo, non si può indurre dall’esterno, intervenendo sulla loro economia. Non ci sono scorciatoie possibili. Solo il cambiamento del sistema dei valori morali, più capace di sostenere la responsabilità di una maggiore ricchezza, può modificare realmente un sistema economico o il patrimonio di un uomo.E’ questa la rivoluzione individuale, quel potente rivolgimento, sovvertimento dei modi di pensare e di sentire di un uomo, che ha offerto il titolo a queste nostre riflessioni e che è la condizione per il cambiamento di una organizzazione, di una nazione, di una civiltà. Solo l’individuo è creativo, solo l’individuo può innovare, modificare, migliorare. Dal suo cambiamento segue quello della massa, mai viceversa. La storia dell’evoluzione delle organizzazioni sociali e dei sistemi economici è perciò il riflesso dell’ETHOS, dei modi di sentire e di pensare di una società. In realtà Etica ed Economia, anche se così può superficialmente apparire, non sono dimensioni contrapposte, ma facce di una stessa realtà. L’Economia è l’Etica distribuita, l’Etica è l’economia sublimata. L’Economia ad una dimensione: il Capitalismo RazionaleLa concezione di una teoria economica pura, come sistema privo di valori morali fu considerate il Massimo della scientificità e della obiettività che l’intelligenza umana abbia mai potuto produrre. Una tale visione dell’economia, non ispirata dal mondo invisibile delle idée religiose o filosofiche, dei valori etici e morali, così come la vita di un uomo esclusivamente rivolta al business, che tutto valuta in base al proprio tornaconto, può essere rappresentata come una linea su un piano. Una linea destinata a curvare e a degradare sotto forma di malattie sociali e per lo scatenarsi di interessi contrastanti, illegittimi ed antieconomici.L’Economia ha due dimensioni: il Capitalismo EticoIn una concezione più evoluta del capitalismo, al motore dell’economia scoperto da Smith, fondato sull’egoismo e sul self-interest, sul perseguimento del tornaconto personale, si è aggiunta la dimensione etica. Con l’integrazione della dimensione etica la visione della realtà economica si espande da linea a piano, attraverso la percezione dell’esistenza di un mondo delle idée e dei valori verticale all’economia e al business. Questo sistema a due dimensioni è il Capitalismo Etico che è un’evoluzione del Capitalismo Razionale, ormai vecchio di oltre duecento anni. Esso, pur arrancando, ha condotto fin quasi ai giorni nostri il treno della civiltà. Il fatto è che da alcuni anni anche questo motore a due cilindri sta dando gli ultimi sussulti.Il mondo è tale perché la nostra psicologia è tale. Like attracts Like. Simile attrae simileL’economia della nostra epoca, riflessa nei principi del capitalismo razionale, prima, e di quello etico poi, è ancora il prodotto di una psicologia guidata dagli istinti di razza e di territorio, fondata su una visione predatoria del mondo, su una logica binaria, duale, dove l’opposizione, il contrasto, l’antagonismo la competizione sembrano parte permanente ed ineliminabile della storia dell’uomo. La realtà economica, mostra dalle eterne umane motivazioni del desiderio di possesso, ricerca di ricchezza, di fama, vittoria e gloria, emerge dalla contrapposizione di due forze opposte business ed etica, e si mostra incapace di armonizzare queste dimensioni apparentemente antagoniste.Per questo l’economia moderna è ancora sostanzialmente un’attività criminale, irresponsabile, sorvegliata a vista da un esercito sterminato di controllori, per evitare il peggio. Per questo il core business delle democrazie industriali è ancora essenzialmente antibiotico, nemico della vita. Che ne siano consapevoli o meno la nostra economia e l’intero business legale è in modo preponderante basato sull’industria della morte, sulle multinazionali dell’inquinamento morale ed ambientale, senza ideali ne gudelines etiche senza il riferimento ad un sistema autenti o di valori morali. Macchine organizzative ceche non a servizio dell’evoluzione dell’uomo ma sospinte dalla logica del bruto: vivere, sopravvivere anche a costo di morire. Dal momento in cui degradano i valori al momento in cui si impoverisce l’economia intercorre del tempo. Ma è ineluttabile che una società che non alimenta le proprie radici ideali debba diventare un’economia povera.E’ sempre per il fattore tempo che intercorre, potrà apparirci che alcune economie povere di valori, mantengono invece un grande potere economico. Potrebbe sembrare un’eccezione a quanto affermato. Che cioè sia possibile per un individuo come per un paese crescere economicamente mentre i suoi valori si inaridiscono. E’ solo il fattore tempo che, interponendosi come un ammortizzatore, ci impedisce di cogliere l’evidenza di questa relazione tra etica ed economia, tra Essere ed Avere. In realtà, quello che accade in una situazione di questo genere, è che tra la degradazione dei valori, e l’impoverimento dell’economia si verifica e si espande quel fenomeno che i Sociologi chiamano criminalità del benessere. Che i Paesi cioè che egualmente stanno crescendo economicamente, non sorretti da un adeguato sistema di valori, stanno incontrandosi con tutta quella congerie di mali che va sotto il nome di criminalità economica.A una recente conferenza a una scuola superiore del Ministero degli Interni, con intenzione provocatoria ho parlato di un limite allo sviluppo economico dato dal numero dei carabinieri di cui possiamo disporre. Infatti ogni imprenditore, in assenza di riferimenti veloci, dovrà essere guardato a vista da due carabinieri che controllano che non avveleni il pubblico, che non inquini, che non inquini l’ambiente che non evada le tasse, che retribuisca i propri dipendenti, e che non svolga in generale attività nocive alla propria attività. A una recente conferenza della Scuola Superiore del Ministero degli interni con intenzione provocatoria ho parlato di un limite allo sviluppo economico dato dal numero dei carabinieri di cui possiamo disporre. Infatti ogni imprenditore, in assenza di riferimenti morali, dovrà essere guardato a vista da due carabinieri che controllino che non avvelenino il pubblico, che non inquini l’ambiente, che non evada le tasse, che retribuisca i propri dipendenti, e che non svolga in generale attività nocive alla collettività.Economia ed EticaIn modo paradossale ho voluto indicare che il limite allo sviluppo, in una economia senza etica, è dato dalla capacità di controllare la criminalità economica. Ecco dove economia ed etica si mostrano, come un Giano bifronte, le due facce di un’unica realtà. L’Economia è la parte visibile dell’etica e l’etica è la parte invisibile dell’economia. Non a caso i principi sanciti nella Dichiarazione di Indipendenza Americana (1776), sono coetanei delle idee annunciate nel “The Wealth of Nations” di Adam Smith, bibbia del capitalismo moderno. Ed è Adam Smith a scoprire nell’egoismo individuale il motore dell’economia tracciando l’equazione tra perseguimento del tornaconto personale e la realizzazione del massimo bene anche per la collettività. Il brano più celebre della sua opera recita: “non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio e del fornaio che ci aspettiamo il nostro desinare, ma dalla considerazione del loro interesse personale. Non ci rivolgiamo alla loro umanità ma al loro egoismo”.L’armonizzazione dell’interesse personale e del bene pubblico è affidata nella visione di Smith a quell’entità, astratta e provvidenziale, molto vicina ad una forza spirituale, che è il mercato. Una mano invisibile che guida gli uomini a conseguire il più propizio dei fini.Una visione questa che, pur laica ed illuminata, come era quella di Mr Smith, ha rappresentato per molti, in misura crescente, specialmente dopo il crollo dei comunismi e delle religioni, quasi un atto di fede, una delle prove ontologiche dell’esistenza di Dio, se non Dio stesso. Tuttavia prima ancora di scrivere “The Wealth of Nations” Adam Smith scrive “The Theory of Moral Sentiments” indicando la strada di un Capitalismo dove la competizione, pur fondata sul tornaconto, è inserita nel contesto di un sistema di valori più ampio, intorno ad un nucleo filantropico e di solidarietà. L’Economia di una civiltà, e il grado di benessere materiale da essa raggiunto, è il riflesso del modo di pensare e di sentire di quell’umanità.